“Se tu segui tua stella”

Palazzo dei Diamanti, Sala Polivalente, Ferrara, 1985   

Per Marina.

II Sacro - Si cerca e si vive il Sacro negli atti della libertà - Tu cerchi il Sacro, il tuo Sacro lunare, nei labirinti, nei simboli profani, nelle ripetizioni.

Lavorare con il giornale-segno del quotidiano e della designificazione, dicono gli scettici morenti.

Lavorare con il giornale. Segno della presunzione, della sacra presunzione che è l'Arte, della presunzione di essere Maghi, dico io - E tu sei Maga nel momento in cui fai vivere l'inerme con una operazione di «solve et coagula» di antica qualità.

Quando un avvenimento viene «fissato» in stampa si ha il primo «coagula» sulla carta, la loro carta. Poi la trasmutazione in informazione con assorbimento della notizia e designificazione dell'«oggetto carta».

E questo è il primo «solve» (ed è una morte). Poi tu, ricreatrice, Maga. L'oggetto morto rivive nelle tue forme insieme ai tuoi sogni.

È l'«oggetto carta di giornale», la tua carta, che vive la risignificazione dell'«oggetto abbandonato» -Ed è di nuovo «coagula» -Ed è di nuovo vita dell'inerme - E tu, già Maga dei segni e dei colori, diventi anche quello che forse non osi pensare - Diventi Maga dell'impossibile.

                                                                               Sergio Rendine

Dante. l'inferno XV. 55. Parlare di Marina è certamente stimolante, ma forse non semplice come la grazia e il garbo sorridente con cui si esprime vorrebbero suggerire. Si potrebbe decifrare il segno-simbolo che presenta come una sorta di «trasparenza dell'inconscio»: la scelta del mezzo non verbale rende infatti l'espressione più sfumata, allusiva, metaforica di quanto sia possibile alla scrittura.

Marina indica che cosa le accade, e ci accade, quando si ascoltano sensazioni; sentimenti, percezioni, di come viviamo, ci tocca vivere o vorremmo vivere: ecco il labirinto, simbolo antichissimo di una complessa via psicologica alla consapevolezza, costruito con gli elementi più comuni alla quotidianità. Gli stessi elementi della quotidianità che Marina ripropone nelle sue opere: le lettere, la scrittura, la carta di giornale, e la possibilità di comporre e ricomporre, riproponendo connessioni diverse da quelle ovvie e in un certo senso obbligate.

La scelta del materiale è in funzione di quanto vuole esprimere, con partecipazione consapevole e razionale al processo creativo;

il Palazzo del Diamanti ha suggerito l'idea di lavorare sul diamante, mostrandone nell'opera artistica tutta la ricca valenza simbolica.

II diamante intercetta e rifrange la luce, ma dipende dall'opera dell'esperto che lo taglia per far emergere tutta la sua capacità di brillare.

È stato perciò sempre sentito, nel pensare analogico dell'inconscio, come simbolo del processo che porta, attraverso varie vicissitudini, alla piena consapevolezza di sé.

Qui c'era un opportunità unica di riscoprire il tema consueto, ma non certo esaurito del labirinto; il labirinto in pianta segue infatti il disegno del taglio orientale del diamante: dalla forma del quadrato si arriva, per successive smussature, al cerchio. Secondo le antiche tradizioni i limiti degli spigoli definiscono quello che compete alla terra, mentre l'infinito, il cielo, è indicato dal cerchio; il quadrato è così il punto di partenza, l'uomo terreno, e le metamorfosi successive alludono al superamento delle prove e dei limiti, necessari passaggi per arrivare al cerchio, simbolo della realizzazione spirituale.

Molto meglio delle parole, che sono un semplice avvio al guardare, sarà quindi l'opera stessa, ricca ed essenziale nel suo simbolismo, ad esprimere e a far sentire questi temi.

                                                                                                                                                                                         Augusta Uccelli

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